2°Edizione Film Festival sul paesaggio 2011
Sez. Volti
- Dulce/Dolce di Ivan Ruiz Flores (Madrid)
- Traiettorie invisibili di Luc Walpoth (Torino)
- Facce nuove di Marzia Mazzola (Roma RAI Educational)
Sez. Paesaggio
- La vita, le piazze, il sogno di Luigi Giuliano Ceccarelli (Roma RAI Educational)
- Terre al margine di Alessandra Ondeggia (Martina Franca (TA)
- Aquiloni Controvento di Alessandro Stevanon (Jovencan (AO)
Sez Volti
1) Dulce/Dolce
In appena 14 minuti di sequenza è concentrata l’essenza di una eternità. L’incontro e la relazione tra generazioni, il tendersi e darsi la mano tra due persone anziani già verso il tramonto delle loro vite così come di due bambini ancora incerti nel loro cammino, provano la forza, l’impeto e l’urgenza dell’amore, cioè di ciò che non muore E non muore mai il suo sentimento che accompagna ciascuno anche quando si chiudono gli occhi per riposare. Con la delicatezza di un tocco d’arte, in uno struggente e quasi surreale quadro paesaggistico, il gioco proposto innerva e innesta di senso profondo ed essenziale le parole che altrimenti pronunciate, sarebbero solo flatus voci.
2) Traiettorie invisibili
L’antica arte di raccontare è rievocata con particolare maestria. Tutti i giorni ci incontriamo con altri volti: per strada, in treno sui posti di lavoro. Volti consueti nel nostro paesaggio quotidiano a cui non prestiamo attenzione ma che sono portatori di storie di pensieri, di progetti. Un racconto immaginario che diventa esso stesso reale in quanto vissuto dalle persone che da esso sono attratte in ascolto. Storie, vere o non vere non ha qui alcuna importanza, che vivificano le persone narrate, danno un senso e una traiettoria possibile molteplice e improbabili coincidenze di vita accadute.
Traiettorie, appunto, in cui ci si sfiora, ci si guarda appena fugacemente, in cui, magari, per un attimo si cammina pure insieme, e poi ognuno riprende la sua traiettoria. Racconto evocativo, surreale ma allo stesso tempo suggestivo grazie anche alla brillante prova del protagonista che ha interpretato da par suo il senso del documentario.
3) Facce nuove
Chi viaggia oltre i confini della propria comunità o chi addirittura viaggia per le periferie mondiali della povertà e della fame, se è appena sufficientemente attento a cogliere le differenze paesaggistiche non solo naturali e ambientali, si immerge dentro una geografia di volti umani, carica di identità culturale e di una storia personale e collettiva.
A volte, da questi incontri fortuiti e casuali e da questi viaggi nelle terre d’altri, nascono relazioni fra persone.
Ma, a volte, invece, tali incontri, anziché essere una porta da cui si può accedere ad un ricco e infinito patrimonio culturale sconosciuto, genera paura, ansia, angoscia personali e collettive foriere di chiusure mentali e sociali a causa delle difficoltà a capire e gestire le differenze come un’opportunità anziché come un rischio.
Non nel caso di Facce nuove, dove Vedere Altro’, entrare in contatto con ‘T’Altro’ far entrare l’Altro nella propria vita, è un aprire gli occhi di cambiamento possibile, un punto di partenza per l’elaborazione di una visione etica e di un nuovo paradigma di convivialità sociale e politica, dimostrando, per chi non vuole chiudere gli occhi e vuole lasciarsi interrogare da questi volti, che l’incontro con l’Altro, la sua accoglienza può essere un’opportunità. Il documentario intervista ci offre uno sguardo sull ‘l’Altro’, dell’Altro, nella sua fondante diversità e nel suo essere portatore di ricchezza e novità per la nostra vita e la nostra stessa cultura Narrare questo paesaggio dei volti sottesi in questi incontri, significa tracciare la mappa di una geografia umana diversa aperta alla comprensione e alla condivisione.
Sez Paesaggio
1) La vita, le piazze, il sogno
Il documentario consegna la dimensione urbana delle città, concepite come luoghi di relazioni e di incontri. La piazza, in questo contesto, è il fulcro della vita sociale e delle diverse relazioni, luogo sociale per eccellenza. Il documentario,accattivante per la coinvolgente voce narrante, grazie alla maestria della scelta e della sincronia dei tempi delle esposizioni delle immagini proposte e del testo narrato, mostra la forza e la bellezza di un paesaggio urbano che offre la possibilità dell’incontro tra diversi volti che si affrettano, si soffermano, convergono o transitano per questo luogo focale della comunità.
L’armonia delle forme architettoniche presentate nel breve saggio documentaristico, per converso,richiamano alla memoria i non luoghi delle diverse ma identiche città contemporanee costruite senza centri, senza piazza da cui partire o in cui arrivare Una riflessione sulla mancanza di identità e di anonimità che caratterizza il vivere urbanizzato di oggi, a differenza delle città consegnatici dalla storia passata, sostituito oggi da virtuali piazze informatiche che se anche invasive sono diventate cosi essenziali dell’oggi pur spersonalizzando il rapporto diretto e identitario delle persone con i propri luoghi.
2) Terre al margine
Grazie ad un ritmo martellante e incalzante, Terre al margine ben rappresenta l’odierno smarrimento di senso nell’essere costretti a vivere in ambiti, in terre, in cui si è distrutta una pur che sia possibilità di riconoscimento. Il documentario è la dimostrazione immediata di città mal costruite perché mal pensate e progettate. Nidi di alveare, loculi cimiteriali per persone vive, luoghi senza anima in cui la bruttezza domina e invade permeando ogni dimensione umana e urbana, tanto da spingere chi vi vive alla perdita di sé, all’estraniamento. Nell’efficacia sintesi espressiva, il documentario è un richiamo forte, per converso, alla bellezza negata e alla ricerca di una dimensione più umana delle città.
3) Aquiloni Controvento
Aquiloni controvento è un racconto testimonianza di come la bellezza, infine, salva Alla fine di tutto, cosi come al suo Inizio, ogni cosa vive e si esprime per la bellezza, cioè per la ricerca armoniosa e perfetta delle cose che esistono Dall’alto e dalla profondità di una vita vissuta, ci si può ancora commuovere di fronte allo spettacolo della natura, si può ancora lottare per riportare alla memoria una dimensione ancestrale ancora pulsante nell’intimo delle pietre delle case nel colore, nei rumori, negli odori e nei sapori di una terra che ha saputo vivere interpretandone i suoi nessi più profondi.
Una testimonianza magistrale e preziosa, una sequenza di racconto e di immagini che consegnano alla responsabilità di ciascuno il compito di proseguire nell’opera di collegamento del proprio essere con l’essere della natura.